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Il contesto energetico aggiornato al 26 Gennaio 2023

A cura di Duferco Energia

Dopo oltre un mese di mercato decisamente ribassista (anche se di fatto è stato inesorabilmente in calo dal giorno dopo il picco massimo raggiunto il 26 agosto quando il TTFma superò i 340 €/MWh ed il power andò sopra i 700 €/MWh), trainato da temperature molto favorevoli, la scorsa settimana si è formato un minimo locale significativo in corrispondenza di una inversione di tendenza avvenuta principalmente per l’arrivo delle prime temperature sotto media stagionale.

La settimana si era aperta lunedì 16 con il TTFma al minimo da oltre un anno (diversi euro sotto ai 60 €/MWh) ma dal giorno dopo, con l’arrivo delle prime previsioni meteo sotto media, ha iniziato a salire (seppur con una ormai consueta enorme volatilità) per arrivare a chiudere venerdì scorso quasi a 67 €/MWh.

E’ un punto di svolta? Potrebbe, anche se dai fondamentali non si direbbe. Le temperature possono sicuramente tirare in alto la domanda e di conseguenza i prezzi, ma al momento la situazione di fondo sembrerebbe ancora bearish. Certo, con il TTF che era sceso sotto al JKM, per far arrivare tutto il GNL di cui abbiamo bisogno era chiaro che dovesse riprendersi. Cosa succede/succederà in Asia sarà infatti fondamentale. Tuttavia, al momento gli stoccaggi europei sono ancora a livelli massimi per il periodo e la domanda molto fiacca.

A proposito della domanda, qui si gioca una delle 3 partite principali (le altre saranno ovviamente le temperature fino a fine inverno e la domanda cinese 2023): quanto durerà il calo dei consumi?

Dall’inizio della stagione dei riscaldamenti ad oggi, c’è stato un consumo europeo complessivo di circa il 25% in meno rispetto allo storico (25% !!). Di questo, sembra stimato che circa la metà sia dovuto esclusivamente alle temperature più alte della media, un quarto al rallentamento nella produzione industriale e solo un quarto a qualcosa di più strutturale (efficienza, fuel switching, misure di contenimento varie).

Dato che il calo della domanda è stata la chiave fondamentale per il calo dei prezzi nonostante il crollo

dell’import dalla Russia, e non auspicando un ulteriore calo della produzione industriale, rimane quindi evidente che le temperature avranno un ruolo da protagonista.

Ora che è terminato il 2022, infatti, possiamo tirare un primo bilancio. Andando a confrontare i consumi dei principali Paesi europei (al netto della domanda da stoccaggio), l’anno scorso ha chiuso con un calo del 16% circa.

Tuttavia, la riduzione si è accentuata (superando il 20%) a partire da luglio, cioè a partire da quando la Russia ha stretto fortemente i rubinetti (in particolare il NS1) ed i prezzi sono schizzati ai massimi.

Mentre il mese di massimo calo registrato è stato novembre, decisamente grazie anche alle temperature elevate.

Il calo dell’import dalla Russia è stato più che compensato dall’aumento del GNL, e questo, combinato con la riduzione dei consumi, ha permesso dapprima di riempire gli stoccaggi d’estate ed in seguito di arrivare fin qui con gli stock ancora ai massimi.

Ma è da notare che comunque dalla Russia sono arrivati più di 40 miliardi di mc l’anno scorso (in particolare nel primo semestre).

Quest’anno potrebbero arrivarne meno di 30, perciò la nostra dipendenza dal GNL (e dalla sua volatilità) rimarrà, e con essa il rischio di entrare in forte competizione con la Cina. Oltre al fatto che con una ripresa dei consumi la bilancia domanda/offerta sarà tiratissima, perciò è assolutamente fondamentale anche la crescita della produzione rinnovabile.