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Lettera dal Direttore agli Associati: «E se combattessimo i rincari usando risorse energetiche interne?»

 

Lettera dal Direttore

«E se combattessimo i rincari usando risorse energetiche interne?»

Ottobre 2021

È tutto in forte aumento. Prezzo dell’energia, del gas, delle materie prime. Lo è da mesi, da quando sono emerse le prime forme di sconcerto e sconforto di aziende che, oramai da inizio pandemia, vivono e lavorano con estrema incertezza, costrette a fare i conti con costanti rincari.

Ma andiamo per punti. Da dove hanno origine questi aumenti?

Partiamo dal fatto che in Europa e nel mondo manca gas. Proprio nel pieno della ripresa post pandemia e all’alba della stagione invernale – quando i consumi si impennano anche per il riscaldamento – la Russia, principale fornitore, ha consegnato meno quantità del solito. La produzione da fonti di energia rinnovabili in Europa e in Cina poi è venuta meno per il fatto che le condizioni meteo non sono state favorevoli (in Europa per esempio la produzione di energia eolica è stata molto al di sotto della media perché per lunghi periodi è mancato vento). In Cina non vi è nemmeno più carbone, e questo ha fatto rialzare i prezzi in tutto il mondo, dinamica che indirettamente sostiene i prezzi del gas. Gran parte della generazione elettrica infatti si fa con il gas e l’esplosione del costo di questo ha trascinato al rialzo i costi di generazione dell’elettricità. A spingere il rincaro anche la regolazione sui permessi di emissione di CO2 che tutte le centrali elettriche devono acquistare.

Tutto questo ci porta però ad affermare che ci troviamo di fronte a immensi paradossi: da una parte infatti le impennate dei costi, dall’altra il trend positivo dell’economia italiana che rischia di essere compromesso; da un lato la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen che tiene le parti delle energie rinnovabili – risalgono a qualche giorno fa infatti le parole «Deve essere chiaro che il nostro futuro sono le energie rinnovabili, non il gas» – da un altro un mondo green tanto sognato che però ancora non esiste e su cui non si punta ancora abbastanza. Enzo di Giulio, docente presso l’Eni Corporate University e membro del Comitato Scientifico della rivista ENERGIA, proprio qualche giorno fa ha dichiarato: «l’industria del cemento e quella dell’acciaio cinesi generano più del totale delle emissioni europee. Molto dipenderà, oltreché dal flusso di investimenti che dovranno stimolare il settore green, dai disincentivi che dovranno frenare quelli carbonici. Questo freno è il carbon pricing, ma tanto il report della IEA dedicato alla Cina, quanto i recenti interventi governativi attivati in Europa al fine di calmierare la spinta inflazionistica indotta dalla crescita dei prezzi del gas, indicano che non vi è ancora la forza per affrontare questa spinosissima faccenda. Tanto più che a valle della diga dovrebbe esserci, già pronto, un nuovo mondo green in grado di soddisfare la domanda di energia e di beni dei cittadini. Oggi quel mondo non c’è ancora»

Alcuni paesi come la Spagna hanno deciso di attuare una scelta tenace: dopo che l’aumento dei prezzi aveva causato diverse proteste contro il governo, quest’ultimo ha deciso di tassare i produttori di energia idroelettrica e nucleare – non colpiti dal rincaro dei costi subito dai produttori di energia termoelettrica le cui centrali sono alimentate a gas e carbone – contando di usare il ricavato delle nuove imposte per ridurre bollette a cittadini e imprese. In Italia il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato che il metodo di calcolo delle bollette energetiche andrebbe completamente riscritto.

Nel frattempo però, tra il dire e il dire, le aziende non sanno come fare e come andrà a finire. Esemplare è a questo proposito il caso dell’azienda associata Tintoria Emiliana di cui riportiamo qualche dato: azienda energivora modenese con un costo di energia importante da sempre in bilancio. Da anni acquista energia con una politica di programmazione del costo per evitare di incorrere in situazioni economicamente variabili e inaspettate. Quest’anno, per la prima volta, l’azienda si è trovata ad affrontare un costo di standard metro cubo di metano più che triplicato (da euro 0,17 a euro 0,88 circa) senza avere alcuna possibilità per ora di fissare la tariffa per l’anno 2022. L’aumento dei costi andrà inevitabilmente ad influire anche sulla clientela e ciò creerà non poche problematiche.

Come difendersi dunque dai prossimi rincari delle tariffe?

Come ha dichiarato al Corriere della Sera Maurizio Casasco, Presidente di Confapi, tutto sta nel credere che in Europa non ci debba essere qualcuno che conta di più e qualcuno meno. Il costo dell’energia del nostro Paese è quasi il doppio di quello che pagano gli altri Paesi del Nord Europa. Si tratta di una situazione iniqua, di una concorrenza sleale, di un atto di discriminazione. Per questo non si può dimenticare che l’Italia ha una natura manifatturiera da salvaguardare, da ogni punto di vista.

In due recenti audizioni presentate al Senato, Confapi ha ribadito l’importanza della transizione green e della sostenibilità ambientale come tematiche che hanno un impatto diretto e significativo sullo sviluppo del Paese e sul rilancio economico. Politiche climatiche sbagliate che si susseguono da anni hanno prodotto un calo dell’offerta e innalzato il valore dei beni energetici, lasciando in questo modo molto spazio anche all’economia americana, capace di acquistare le poche materie prime che ci sono senza difficoltà grazie all’aumento salariale generalizzato. Come Associazione e Confederazione, riteniamo che sia giusto e doveroso portare avanti la linea – come già stiamo facendo – del sostegno all’uso di risorse interne, sviluppando per esempio centrali idriche, vista la ricchezza idrica dell’Italia, e ripensando alle centrali nucleari (senza ideologie!), le quali sono molto più sicure di altre soluzioni. Contemporaneamente, sul tema importazione materie prime, abbiamo chiesto all’Europa di togliere i dazi sull’export, così come già fatto per l’alluminio. Su questi temi non cederemo il passo.

Come sostenuto poi dal Presidente di Confapi Emilia, Alberto Cirelli, «sul tema energia gli interessi in gioco sono molti e cambiano da Stato a Stato. Appoggiamo le parole del Premier Draghi che durante la Commissione Europea dello scorso 21 Ottobre, ha sollecitato l’Europa a trovare una soluzione ai rincari delle bollette. Come sostenuto da Jason Bordoff, esperto statunitense di politiche energetiche, “prevedere e gestire la crescente volatilità dei mercati è importante non solo per proteggere i consumatori e le imprese, ma anche per continuare a introdurre misure più concrete nella lotta al cambiamento climatico”.

Lato green, Bruxelles avrà il compito importante di definire cosa rientra nella tassonomia verde, cioè quali tipi di fonti potranno essere ritenute effettivamente «green», un’etichetta importante nel momento in cui la maggior parte degli investitori ha deciso di finanziare solo progetti verdi e sostenibili. Su questo per esempio la Francia, insieme ad altri Paesi, sta battagliando perché l’energia nucleare rientri nella tassonomia».

Stefano Bianchi