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Disallineamenti – a cura di Massimo Collina

a cura di Massimo Collina

Introduzione
Non c’è pace per la “vecchia” Europa, colpita da una guerra che si appresta a compiere l’anno e che dovrà farsi trovare pronta ad affrontare sfide destinate a segnare il suo futuro economico e
politico. Proprio quando gli USA stanno cercando di riportare in patria molte attività strategiche, per le quali gli Stati Uniti rischiavano di essere totalmente dipendenti dalla Cina, la Cina sta
prendendo il controllo dell’industria automobilistica.

Secondo Bloomberg la Cina è diventata, o è, sul punto di diventare il secondo esportatore di auto, superando sia Stati Uniti che Corea del Sud. In Medio Oriente e in America Latina, i marchi cinesi sono diventati leader di mercato. Le aziende e i veicoli cinesi stanno migliorando nettamente e creano forti preoccupazioni nel nostro continente. Carlos Tavares, CEO di Stellantis, il mese scorso ha dichiarato: ”per combattere i cinesi dovremmo avere strutture di costo compatibili. In alternativa, l’Europa dovrà decidere di chiudere almeno parzialmente le sue frontiere ai rivali cinesi. Se l’Europa non vuole mettersi in questa posizione, dovremmo lavorare di più sulla competitività”.

Dopo la presa di posizione del cancelliere tedesco Scholz, la presidente della Commissione EU si sta preparando a presentare un nuovo “Net-Zero industry act”, un piano che servirà a creare un ambiente normativo che consenta di crescere rapidamente e competere con gli USA, visto che questi ultimi (ufficialmente per competere con la Cina) hanno deciso di richiamare in patria attraverso degli incentivi, le produzioni che erano state delocalizzate. All’interno della UE però la proposta della Von der Leyen non ha riscosso il consenso dei membri nordici, mentre è condivisa da Germania, Italia e Francia. I paesi frugali sono restii a impegnarsi per iniziative comuni, al punto che viene da chiedersi perché mai abbiano aderito alla UE. Fatto sta che fra USA e Cina, l’Europa rischia di rimanere schiacciata.

Finito il XX congresso del partito comunista cinese Xi Jinping (rieletto per la terza volta) ha mandato da Davos, per bocca del suo vice ministro, un messaggio inequivocabile al mondo: “la
Cina è aperta, la Cina vuole continuare a crescere, la Cina è prossima a diventare la prima economia mondiale”. Si apre quindi una nuova fase nel governo di Xi? La diplomazia potrebbe
essere l’arma di questo mandato e gli incontri con il segretario del tesoro USA Yellen, con il presidente australiano Antony Albanese e l’apertura per una visita a Pechino di Olaf Scholz e a
breve di Macron, sembrano inviare segnali in questa direzione.

Il mondo globalizzato che abbiamo conosciuto negli ultimi vent’anni è finito con la pandemia.

Probabilmente non andremo verso una de-globalizzazione, ma il processo di ricostruzione delle linee produttive, da parte dei paesi che avevano delocalizzato, continuerà per diversi anni sancendo una divergenza importante con quanto accaduto fino a pochi mesi fa. In questo contesto, le principali economie mondiali sembrano pronte a scontrarsi in una competizione, che si annuncia feroce e che potrà risolversi con un miglioramento della competitività o con l’innalzamento di barricate.

Considerazioni economiche
Il dato sull’inflazione americana di dicembre ha confermato la traiettoria discendente, rafforzando la convinzione che il picco sia oramai alle spalle. Su base annua l’inflazione è scesa al 6,5% dal 7,1%. Il dato di dicembre ha rappresentato il sesto calo mensile consecutivo dell’inflazione, e probabilmente spingerà la FED a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi di interesse. Mercoledì 1 febbraio la FED ha alzato i tassi dello 0,25% portandoli al 4,75%. Powell (presidente della FED) dovrà sudare sette camicie per quadrare il cerchio. Diversi settori dell’economia mostrano il fiatone, ma il mercato del lavoro resta surriscaldato: con le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione ai minimi degli ultimi nove mesi, ed un confronto fra richieste ed offerte di servizi lavorativi, ancora sbilanciato. Le retribuzioni invece sono cresciute negli ultimi dodici mesi in termini reali del -3.1%. In altre parole, salari e stipendi non tengono il passo dell’inflazione, senza soluzione di continuità da aprile di due anni fa. Nonostante il potere d’acquisto sia cresciuto ininterrottamente per otto anni, diverse famiglie avvertono la crisi, stando
ad un sondaggio reso noto qualche giorno fa.
La BCE invece rimane orientata verso rialzi più corposi, nonostante che i membri “colombe” abbiano proposto rialzi più contenuti, cercando così di allontanare i mercati dalle direttive di
dicembre della Lagarde, che prevedevano due rialzi dello 0,50% a febbraio e marzo. I membri più accomodanti hanno parlato di un calo dell’inflazione dovuto alla diminuzione dei prezzi
dell’energia. I membri più rigidi, tra cui la Lagarde e i rappresentati dei paesi nordici (guarda caso), si sono prontamente opposti e hanno affermato che la prospettiva di diversi rialzi da 0,50% rimane valida. L’inflazione core di dicembre è salita al 5,2% all’inizio del mese e una crescita salariale persistentemente più elevata nell’Eurozona, probabilmente manterrà l’inflazione core più alta ancora a lungo. Inoltre, i dati economici europei stanno reggendo bene e il sentiment delle imprese e i sondaggi stanno migliorando, in combinazione con la riapertura della Cina. Giovedì 2
febbraio la BCE ha alzato i tassi dello 0,50% portandoli al 2,50%. Anche sul fronte monetario assistiamo ad una divergenza, con una FED più cauta e pronta a riconoscere, nella riunione di mercoledì scorso, un rallentamento delle pressioni inflazionistiche e una BCE, invece, ancora intenta a raffreddare le spinte al rialzo dei prezzi. In entrambe i casi il picco dell’inflazione sembra alle spalle, ma l’Europa è in ritardo di alcuni mesi.
Infine, secondo Bloomberg “Il produttore Micron di chip di memoria prevede perdite per il secondo trimestre consecutivo. La società ha affermato che guardando oltre ai prossimi mesi,
prevede un graduale miglioramento delle tendenze della domanda di memorie. La domanda della Cina inizia a crescere con la riapertura della sua economia”.
Bloomberg ha inoltre osservato che “i produttori di semiconduttori stanno soffrendo il crollo della domanda per i loro prodotti, a meno di un anno dall’impossibilità di produrne abbastanza per
soddisfare gli ordini. I consumatori hanno accantonato gli acquisti di PC e smartphone per l’aumento dell’inflazione e l’andamento incerto dell’economia. I produttori di questi dispositivi
sono ora bloccati da scorte inutilizzate di componenti e stanno rallentando gli ordini per il nuovo magazzino”.
L’industria sta vivendo il suo peggior squilibrio tra domanda e offerta in 13 anni e questo non solo nel settore dei micro-chip.

Osservazioni sugli investimenti
Da metà ottobre il mercato obbligazionario e quello azionario sono impegnati in un recupero che gode del favore della stagionalità. Il semestre novembre-aprile statisticamente è il semestre aureo per le azioni, soprattutto in un anno di elezioni mid-term. Inoltre il rally di Natale e gennaio positivo sono segnali incoraggianti per il 2023.
I mercati che hanno un potenziale di rialzo significativo sono quelli delle economie emergenti, poiché molto convenienti in quanto hanno sottoperformato quelli occidentali nell’ultimo decennio. Ci sono alcune prove che gli investitori internazionali stanno diventando più positivi sugli asset dei mercati emergenti. Secondo i dati dell’Institute of International Finance, gli investitori hanno investito 37,4 miliardi di dollari nel debito e delle azioni dei paesi emergenti a Novembre 2022, l’importo più elevato dalla metà del 2021.
Secondo l’Institute of International Finance, “La maggior parte del denaro fresco è stato investito nei mercati emergenti al di fuori della Cina, un segnale che gli investitori hanno prospettive
positive su una più ampia categoria di asset class. I flussi crescenti sostengono le previsioni dell’ IIF a favore di un periodo di rinascita dei mercati emergenti nel 2023, con l’America Latina che
potrebbe beneficiarne in modo straordinario.
Potremmo assistere quindi ad andamenti divergenti dei mercati azionari, ma anche dei singoli settori con le azioni di valore che potrebbero sovraperformare le azioni ad alta crescita. Molte
società “growth” appaiono ancora costose o sopravvalutate, nonostante la forza mostrata dai minimi di metà ottobre. Le azioni “value” hanno iniziato a comportarsi meglio delle azioni ad alta
crescita da circa un anno e mezzo, dopo avere sottoperformato per tanti anni e ad oggi hanno ancora prezzi ragionevoli o addirittura a sconto.
Possiamo continuare a guardare il nuovo mondo in modo statico, come lo guardavamo prima della pandemia, ma così facendo rischiamo di non accorgerci dei profondi cambiamenti che stanno
investendo la nostra società. “Se scegliamo, possiamo vivere in un mondo di confortevole illusione” (Noam Chomsky) e “Niente è più triste della morte di un’illusione” (Arthur Koestler).