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Economia a due facce – A cura di Massimo Collina

a cura di Massimo Collina

Introduzione

L’uomo più ricco del mondo è Bernard Arnault, il 74 enne CEO di LVMH, società che controlla circa 75 marchi del lusso, tra cui Louis Vuitton, Tiffany & Co. e Christian Dior. Secondo il Bloomberg Billionaires Index, Arnault ha un patrimonio netto di $192 miliardi (12 miliardi in più di Elon Musk), in aumento di circa $20 miliardi nel corso del 2023, da attribuire, principalmente, al rialzo delle azioni di LVMH in crescita del 24% da inizio anno.

Bloomberg di recente ha pubblicato un interessante articolo dal titolo “In Global Wealth Hot Spot”, secondo il quale ci vogliono $12,4 milioni per entrare a far parte del gruppo delle persone più ricche del principato di Monaco. In Svizzera e in Australia per far parte del top 1% della popolazione, occorre un patrimonio rispettivamente di $6,6 milioni e $5,5 milioni. Il punto di ingresso per i più ricchi di Monaco è 200 volte superiore ai $57.000 necessari per entrare a far parte dell’elite finanziaria delle Filippine, che si sono classificate al 25 posto.

Se le 500 persone più ricche del mondo hanno incrementato di quasi 600 miliardi di dollari i loro patrimoni da inizio anno, con Mark Zuckerberg al comando grazie al recupero delle azioni Meta, le famiglie a basso reddito in tutto il mondo sentono il peso dell’inflazione che, secondo la Banca Mondiale, le ha costrette a spendere una quota molto maggiore del loro reddito in cibo e alloggi.

Secondo uno studio di Knight Frank, società leader nella consulenza immobiliare in tutto il mondo, la crescente disuguaglianza a livello globale potrebbe portare maggiore attenzione verso questo gruppo di ultra-milionari, che potrebbero subire una maggiore tassazione dei loro asset.

L’impatto dell’inflazione sulla nostra vita è peggiore di quanto riportato dai politici. Ogni nuovo aumento va ad aggiungersi ai prezzi gonfiati di un anno fa. La scorsa settimana ho ordinato degli hamburger d’asporto con un listino del 2021 e mi sono trovato a pagare più del 20% di differenza…

Questo banale esempio ci aiuta a capire cosa sta succedendo al nostro tenore di vita. Il confronto dei prezzi, tuttavia, non tiene conto della qualità. In alcuni casi i prezzi non sono saliti, perché i venditori hanno trovando un modo per bloccarli a scapito della qualità. Pensate a quando chiamate il centro assistenza di un’azienda, con il risultato di invecchiare al telefono mentre l’operatore non è in grado di comprendere il vostro problema.

Questa divergenza si registra anche sui mercati finanziari con l’indice MSCI Europe dei prodotti tessili, abbigliamento e beni di lusso in aumento del 27% da inizio anno, mentre il Dow Jones (l’indice americano dei titoli industriali) e l’Emerging Market ETF, che sono più rappresentativi della classe operaia e della classe media, hanno guadagni decisamente più contenuti (+3,5%).

Considerazioni economiche

I redditi disponibili delle persone stanno diminuendo nella maggior parte dei paesi. Tutto ciò potrebbe tradursi in un rallentamento dei consumi nel secondo semestre. Il reddito reale disponibile delle famiglie sta diminuendo ad un ritmo molto rapido, e a un tasso mai visto al di fuori di una recessione. In parte il calo del reddito è dovuto all’accelerazione dell’inflazione, ed è plausibile che la pressione sui redditi reali si attenuerà con il calo dell’inflazione. Ma anche le misure dei governi stanno colpendo i redditi: le aliquote effettive dell’imposta sul reddito sono in aumento e i proprietari di case, in paesi nei quali si sono affermati per lo più mutui a tasso variabile, stanno vivendo un brusco risveglio.

In queste condizioni non sorprende che i consumatori stiano aumentando i loro debiti. Felix Richter di Statista osserva che, “Secondo il rapporto trimestrale della Fed di New York sul debito e sul credito delle famiglie statunitensi, il debito di queste ultime è salito a $17.000 miliardi nel primo trimestre del 2023, in aumento del 20% dal quarto trimestre del 2019, poco prima dell’arrivo della pandemia”.

L’aumento più rapido del debito al consumo degli ultimi tre anni è stato trainato, principalmente, dal volume record di concessione di mutui. Molte famiglie hanno approfittato di tassi storicamente bassi per rifinanziare il loro mutui e, persino, per estrarre denaro nel processo di rifinanziamento.

Secondo la Fed di New York sono stati rifinanziati 14 milioni di mutui nel corso del periodo pandemico, durante il quale i proprietari di case hanno estratto denaro per 430 miliardi di dollari.

Il debito delle famiglie è influenzato negativamente dall’aumento dei tassi di interesse, non solo per gli effetti che questi provocano sul debito personale, ma anche per l’aumento degli interessi che il governo paga sul debito pubblico. Facciamo un esempio: una famiglia entra in difficoltà finanziaria perché il capofamiglia perde il lavoro. La famiglia è costretta ad aumentare i suoi prestiti per mantenere lo stesso tenore di vita, ma nelle moderne società occidentali dove nessuno deve soffrire, il governo potrebbe decidere di approvare dei programmi sociali che aiutino le famiglie in difficoltà, distribuendo sovvenzioni, stimoli governativi e rimborsi fiscali, che di fatto aumenterebbero il debito pubblico.

Le caratteristiche del debito pubblico sono equivalenti a quelle del debito privato delle famiglie.

Quando i tassi di interesse aumentano, l’impatto sui mutuatari dipende dal loro profilo di maturità. Supponiamo che una famiglia abbia acquistato una casa con un mutuo a 30 anni a tasso fisso, il rialzo dei tassi difficilmente colpirà questa famiglia. L’acquirente di una casa che, al contrario, aveva contratto un mutuo a tasso variabile sentirà subito l’impatto dell’aumento dei tassi.

Lo stesso vale per gli Stati. Se i governi avessero avuto dei segretari del Tesoro intelligenti, si sarebbero avvantaggiati quando i tassi di interesse erano ai minimi storici nel 2020 e nel 2021, prendendo a prestito denaro a lungo termine. Tuttavia molti paesi, compreso il nostro, hanno continuato a prendere a prestito denaro a breve termine, perdendo una grande opportunità. La conseguenza economica di questa decisione politica, è che gli indebitati paesi occidentali si troveranno una montagna di titoli di stato in scadenza da rifinanziare nei prossimi anni a tassi più elevati.

Ad oggi, tuttavia, in base alle ultime rilevazioni l’economia statunitense continua a sfidare la gravità e ha sorpreso anche la scorsa settimana con un PIL trimestrale al 2% rispetto al sondaggio dell’1,4%, sostenuto da forti ordini di beni durevoli, compravendite di case, fiducia dei consumatori, consumi personali e minori richieste di disoccupazione. Il mercato dei tassi questa settimana prezza un ulteriore inasprimento ad un tasso terminale del 5,50. Powell ha ribadito a Sintra che altri due rialzi sono l’ipotesi di base della Fed secondo l’ultimo studio (un rialzo a luglio e uno a settembre).

L’inflazione dell’Eurozona è scesa dal 6.1% al 5.5% la scorsa settimana. Alla conferenza della BCE, la Lagarde ha delineato un quadro abbastanza aggressivo, prevedendo un’inflazione persistente e ulteriori rialzi, ma venerdì fonti della BCE hanno affermato che un rialzo a settembre non è affatto scontato.

Osservazioni sugli investimenti

Mercati obbligazionari al palo da inizio anno, con prospettive di recupero nel secondo semestre quando finalmente le banche centrali allenteranno la presa sui rialzi dei tassi e l’inflazione sarà sotto controllo. Mercati azionari in recupero nel primo semestre, ma a macchia di leopardo con alcuni settori in forte recupero: lusso, tecnologia, energie alternative e alcune aree geografiche, tra cui l’Europa e l’Italia, che stanno perfomando molto bene. In ritardo le azioni legate all’economia tradizionale e i paesi emergenti, in particolare la Cina colpita dalla guerra commerciale con gli USA a seguito delle crescenti tensioni geopolitiche.

A proposito dei paesi emergenti, un recente articolo di Bloomberg recitava “Gli investitori cercano rifugio nei mercati emergenti” come riparo dai crescenti rischi negli Stati Uniti. Le azioni di questi paesi sono le preferite da coloro che temono una recessione negli USA. Circa il 60% dei 234 gestori, analisti e trader intervistati ha affermato di aumentare l’esposizione sui mercati emergenti nei prossimi 12 mesi.

“Le economie emergenti sono molto più resilienti rispetto a 30 anni fa e le banche centrali di questi paesi si sono dimostrate più responsabili nella lotta all’inflazione, di quanto lo siano state quelle dei paesi sviluppati” (Justin Leverenz gestore di Invesco Developing Markets Fund). Negli ultimi 10 anni, non solo le economie emergenti si sono rafforzate, ma sono state quasi interamente trascurate dagli investitori globali. La sovra-performance, secondo gli intervistati, proverrà probabilmente dalle azioni del sud-est asiatico. “C’è un track record nella gestione favorevole, una migliore demografia e un flusso in costante aumento di investimenti dall’estero”.

Il timore di molti gestori di fondi ad Hong Kong è legato alle continue sanzioni che gli Stati Uniti applicano alle aziende cinesi. Un domani la Cina potrebbe fare altrettanto. I gestori interpellati hanno vissuto in questo paese per tanto tempo; tutti hanno affermato di non aver mai percepito un sentimento nei confronti di Hong Kong e della Cina così negativo come oggi. Tuttavia se il sentiment dei gestori è sotto zero, le società straniere stanno aumentando i loro investimenti diretti nel paese, in netto contrasto con quello che i media occidentali ci raccontano ogni giorno.

Come dicevo sopra, nelle Filippine e nel resto delle economie emergenti, se avete un patrimonio di $500.000 siete considerate delle persone ragionevolmente ricche e a meno che voi non abbiate un patrimonio superiore a 5 MLN, andare in pensione nelle economie emergenti vi permetterebbe di avere uno standard di vita più elevato, rispetto a quello che potreste avere in una costosa nazione occidentale come l’Italia.

Gli scontri di questi giorni in Francia dovrebbero ricordarci le parole di Plutarco, che descrivendo la situazione di Atene nel VI secolo aC affermava: “La disparità di fortuna tra i ricchi e i poveri aveva raggiunto il suo apice, tanto che la città versava in una condizione di estremo pericolo. Nessun mezzo sembrava poterla liberare dalle agitazioni, tranne il potere dispotico”.