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DECOLONIZZAZIONE – A cura di Massimo Collina

a cura di Massimo Collina

Introduzione
Un’immagine di Olaf Sholz davanti all’assemblea delle Nazioni Unite a fine settembre, il cancelliere tedesco invocava la pace innanzi ad un’aula deserta. In un articolo apparso su Bloomberg in quei ngiorni, “Il mondo deluso dalle Nazioni Unite ora cerca risposte altrove”, Iain Marlow sostiene che il mondo è interessato da problemi globali che si stanno manifestando velocemente, senza alcuna soluzione in vista. Una guerra brutale in Ucraina, governi rovesciati in Niger e Gabon, e persistenti ostilità a seguito delle disuguaglianze nella distribuzione di vaccini.
Le Nazioni Unite, un tempo forum centrale per cercare di risolvere le controversie geopolitiche, sono sempre più ai margini della nuova politica globale, incapaci di tenere il passo con la serie di shock, crisi e colpi di stato che sembrano fratturare il mondo. Mentre tempo fa l’ONU, che è per lo più un’organizzazione dominata dall’occidente, era in grado di risolvere problemi geopolitici grazie alla sua supremazia economica e militare, oggi ha perso la sua influenza a causa della crescita economica e politica del mondo emergente.
Due sono secondo Marlow i fattori centrali dell’instabilità che stiamo vivendo. Il primo: fino al termine degli anni ’80 le relazioni commerciali della Cina con l’Africa non erano particolarmente rilevanti. Oggi la Cina è di gran lunga il principale partner commerciale dell’Africa e questo ha cambiato gli equilibri nel continente. Secondo: il persistere della guerra in Ucraina continua a paralizzare il consiglio di sicurezza dell’ONU, a causa del veto posto dalla Russia come membro permanente di quell’organismo. Se i paesi che dominano le Nazioni Unite continuano a opporsi alle riforme, il sud del mondo non ha altra scelta che cercare opzioni al di fuori del sistema.
Il continente africano sta affrontando enormi difficoltà nella lotta contro le istituzioni finanziarie e politiche profondamente radicate a seguito della colonizzazione. In particolare a distruggere l’egemonia monetaria francese sotto forma del Franco CFA o Comunità finanziaria africana. Ma nonostante questo, un domino cade dopo l’altro: Ciad, Guinea, Mali, Burkina Faso, Niger e ora Gabon. L’Occidente stordito e confuso, non riesce nemmeno a comprendere il motivo di 8 colpi di stato nell’Africa centrale e occidentale in meno di 3 anni.
Il dominio francese incoraggiato da una piccola classe dirigente, poggia sulle famiglie dei presidenti di questi paesi, che sono rimasti tutti al potere da secoli e li hanno letteralmente saccheggiati. Nel marzo 2011, la Francia è diventata il primo paese al mondo a riconoscere il Consiglio nazionale di transizione ribelle come governo legittimo della Libia. Nel 2015, le email notoriamente hackerate dell’ex segretario di stato americano Hillary Clinton hanno rivelato che la Francia voleva ottenere una quota maggiore della produzione petrolifera libica, per aumentare l’influenza francese nel Nord Africa e bloccare i piani di Gheddafi di creare una valuta panafricana, che sostituisse il franco
CFA stampato in Francia.
L’ economista Michael Hudson ha spiegato che il modello estrattivista ha come obiettivo il controllo delle risorse mondiali e rende una potenza globale o, nel caso della Francia, una potenza globale di medio livello. La Francia ha dimostrato quanto sia facile controllare le risorse attraverso il controllo monetario, politico e la creazione di monopoli in nazioni ricche di risorse, per estrarle ed esportarle, utilizzando schiavi locali senza alcuna regolamentazione ambientale o sanitaria. Ora le tessere del domino africano sembrano finalmente dire che il gioco è finito. La decolonizzazione finalmente è all’orizzonte?
Considerazioni economiche La Fed, come la BCE, ha mantenuto i tassi invariati nell’ultima riunione di mercoledì primo novembre. La sua attenzione rimane sui dati del mercato del lavoro e sulla fiducia dei consumatori.
I dati sull’occupazione hanno mostrato un forte rallentamento nelle assunzioni ed è probabile che la crescita USA rallenterà in maniera significativa rispetto al PIL del terzo trimestre pubblicato ad ottobre (4,9%), in linea con le previsioni di Bloomberg che attualmente stimano 1,1% per il quarto trimestre. I crescenti timori di recessione pesano sulla fiducia dei consumatori, che è scesa sia a settembre
che a ottobre. In leggero miglioramento la situazione attuale, la fiducia è stata abbassata dalle aspettative future. I timori di recessione dei consumatori americani sono aumentati negli ultimi due mesi, in linea con il deterioramento della loro situazione finanziaria attuale e attesa. Un numero significativamente inferiore di consumatori ha pianificato di acquistare case, e ancora meno hanno deciso di acquistare grandi elettrodomestici e veicoli. Il prezzo medio di una casa negli Stati Uniti a luglio era di 400.000$, la richiesta media per un affitto 2.000$, mentre la rata media del mutuo mensile è pari a 2.600$. Il Nord America non è caro solo per noi turisti… La BCE ha lasciato invariata la politica monetaria dopo dieci rialzi consecutivi, evidenziando che i tassi sono a livelli sufficientemente restrittivi e mantenendo un tono cauto durante la conferenza stampa. L’inflazione ad ottobre è scesa dal 4,3% al 2,9% questa settimana sancendo la fine dei rialzi.
La stagione degli utili finora ha evidenziato un peggioramento delle prospettive economiche e ha fornito delle indicazioni sulla direzione che i dati macroeconomici potrebbero prendere nel quarto trimestre dell’anno. In generale, i risultati pubblicati dalle società europee sono peggiori di quelli delle controparti statunitensi a causa del deterioramento del quadro macroeconomico dell’Eurozona. Secondo JP Morgan, nel terzo trimestre la crescita dell’utile per azione è scesa dell’8% su base annua in Europa, mentre è aumentata del 12% su base annua negli Stati Uniti. Osservazioni sugli investimenti Alpine Macro crede che gli investitori potrebbero abbandonare le azioni perché il divario tra i
rendimenti delle obbligazioni e i rendimenti da dividendi è il più elevato dal 2000. Cioè i continui rialzi dei tassi hanno reso l’investimento in bond più attraente di quello in azioni. Gli analisti di questa società ritengono inoltre che il mercato americano sia sopravalutato.
Tuttavia nelle prime sedute di novembre l’umore degli investitori sembra essere cambiato, a dimostrazione che quello che li guida è l’inflazione e di conseguenza la politica monetaria. Ogni miglioramento su questo fronte viene festeggiato dalle borse, così come ogni peggioramento sul fronte occupazionale, che spingerà le banche centrali ad abbassare i tassi nel corso del 2024.
Inoltre statisticamente novembre inaugura il semestre migliore per i mercati finanziari (novembreaprile) e in particolare il bimestre (novembre-dicembre) che consegna i migliori risultati.
Nei tre mesi passati abbiamo assistito ad un calo sia delle azioni che delle obbligazioni, che ha ridotto in modo significativo i recuperi dei portafogli da inizio anno. Dobbiamo distinguere però la natura di questi ribassi. Sui mercati azionari (Asia esclusa) le forti vendite, che hanno colpito soprattutto il settore della tecnologia, avvengono dopo un rimbalzo dai minimi di ottobre del 2022 che è tuttora in essere. Questa correzione (per ora) non muta l’impostazione del trend, che rimane al rialzo.
Il crollo delle obbligazioni invece non conosce sosta da inizio 2022 e quest’ultimo affondo potrebbe rappresentare quello che in gergo tecnico si definisce un “gap di esaurimento”, cioè un ultimo tonfo prima di un’inversione di tendenza. Lo stesso potrebbe valere per la maggior parte dei mercati emergenti tra cui Hong Kong e la Cina, che recentemente hanno sperimentato forti cali dopo un lungo trend ribassista. E’ probabile che entrambe questi mercati raggiungeranno presto minimi importanti.
I mercati finanziari si stiano avvicinando agli estremi con il dollaro americano che sembra in ipercomprato, mentre le obbligazioni, i metalli preziosi e i mercati emergenti sono decisamente ipervenduti.