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LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA SULLA PARITA’ SALARIALE: ALCUNI CHIARIMENTI

Gentile imprenditore, gentile imprenditrice,

al fine di colmare il divario retributivo esistente tra uomini e donne (gender pay gap), l’Unione Europea ha messo a punto la direttiva n. 970/2023, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione a maggio 2023 ed entrata in vigore in questi giorni.

In Europa le donne guadagnano ancora il 12,7% in meno rispetto agli uomini pur facendo lo stesso lavoro (dati Eurostat del 2021) e malgrado il principio di parità retributiva sia sancito dall’art. 157 del Trattato sul funzionamento della Ue.

La direttiva (che si applica sia al settore pubblico che a quello privato) impatterà sui processi di ricerca e selezione del personale, ma soprattutto sul tema delle retribuzioni.

Innanzitutto le offerte di lavoro dovranno essere neutre sotto il profilo di genere e le procedure di selezione del personale dovranno essere condotte in modo non discriminatorio. In materia retributiva in particolare, viene introdotta una disposizione che sancisce il diritto dei lavoratori di conoscere lo stipendio dei propri colleghi e di chiedere il risarcimento dei danni all’azienda se, a parità di mansioni, la busta paga risulterà inferiore.

La direttiva poi, per combattere la discriminazione retributiva, impone anche un obbligo di comunicazione dei livelli salariali di uomini e donne per le aziende di più grandi dimensioni. In particolare, quelle con più di 250 dipendenti, saranno tenute a riferire annualmente all’autorità nazionale competente in merito al divario retributivo all’interno della propria organizzazione.

Alcuni chiarimenti per le aziende sulla direttiva

Cerchiamo ora di fare chiarezza su questa direttiva che potrebbe, a prima vista, risultare molto impattante per le aziende.

  • Innanzitutto le norme comunitarie dovranno essere recepite dal nostro Paese entro il 7 giugno 2026;
  • Occorre poi dire che la direttiva non va a limitare la libertà delle imprese, ma aumenterà la trasparenza all’interno delle organizzazioni stesse.
  • Il concetto di trasparenza non viene tuttavia declinato a livello individuale. Non dobbiamo aspettarci che, dopo il recepimento della direttiva, venga introdotto il diritto di conoscere lo stipendio di un singolo collega. Si agirà invece probabilmente su dati aggregati, suddivisi per sesso e per livello professionale.
  • Il datore di lavoro che violerà le regole poste, sarà (questo sì) tenuto a risarcire il danno alla singola lavoratrice discriminata (la direttiva impone di adottare, nei confronti degli Stati membri, dei procedimenti giudiziari finalizzati al risarcimento del danno subito dalle lavoratrici, oltre ad introdurre misure processuali che rafforzano la loro tutela, come, per esempio, l’inversione dell’onere della prova).